Cookie Consent by Free Privacy Policy website Castello di Grutti | Gualdo Cattaneo Turismo

Castello di Grutti

  1. Home
  2. I Castelli
  3. Castello di Grutti

Una delle tappe del nostro tour dei castelli gualdesi ci porta a Grutti, piccolo borgo fortificato dal nome davvero curioso. Il castello sorge sul cosiddetto Altopiano Petroniano, sviluppato su di un terrazzamento formato da banchi di travertino, e affacciato a strapiombo sulla vallata del Tevere; eretto nel XI sec. con il nome di Grottombra, prese in seguito il nome di Grutti per le numerose grotte di travertino presenti nel sottosuolo, un tempo luogo di rifugio dei primi cristiani, seguaci di San Terenziano. La frequentazione delle grotte è proseguita fino a tempi recenti con svariati utilizzi; questi ambienti vennero usati come ricovero per gli animali e come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Poco si conosce del periodo romano, sappiamo che fu colonia nel periodo augusteo, insieme alla vicina San Terenziano, ma mancano prove documentali; ad un chilometro e mezzo da Grutti sono stati rinvenuti i resti di una villa romana, dei Vedii, con frammenti di colonne di travertino, pavimenti a mosaico ed un tempietto funerario.
In questo piccolo borgo troviamo due chiese, entrambe dedicate a Santa Maria di Agello. L'attuale chiesa in stile neogotico, che ci accoglie appena si arriva al paese, è stata riedificata nel 1914 sui resti di una preesistente costruita anteriormente al castello di Grutti e dedicata a Sant' Agnese. Il luogo fu molto caro ad Angelo Cesi, vescovo di Todi nel ‘500, che vi fece eseguire alcuni interventi di restauro. Della struttura medievale oggi restano in piedi alcuni torrioni che sovrastano ampi tratti di mura, la maggior parte delle abitazioni dell'antico castello sono adibite a magazzini e cantine e conservano ancora oggi, il fascino di un tempo con muri in pietra, piccole porte ad ogiva e scale originali. Se si osserva con attenzione la facciata della chiesa di Santa Maria in Agello, appena fuori dal paese, frutto di un accurato restauro neogotico del XX sec, si possono notare diversi frammenti scultorei di alto livello proveniente dalla primitiva chiesa romanica. L'interno presenta un semplice impianto ad aula unica, coperto a volta, con crociere costolonate.
Percorrendo la strada che da Grutti porta a Castelvecchio, possiamo fare una sosta alla chiesa di Santa Maria in Agello; il piccolo edificio votivo, edificato sopra le rovine di una primitiva abbazia, si trova isolato nella campagna, circondato da querce e immerso in un'atmosfera di grande spiritualità.
La notizia sicura più antica del complesso risale al 1276; in un documento successivo del 1560, si nomina invece Giovanni Andrea Cesi che fabbricò sul colle una villa e restaurò la chiesa. La denominazione trae origine dal termine latino agellus (campicello) in quanto sembra che i contadini della zona venerassero qui un culto particolare della Vergine Maria come protettrice dei campi.
La struttura, costruita con pietra squadrata di travertino, rispecchia il classico modello romanico delle chiese umbre.
È a pianta rettangolare con una semplice facciata, a due spioventi, un portale a tutto sesto, affiancato sulla destra da una finestrella e da un campaniletto a vela del XVI sec. L'interno, completamente rinnovato è intonacato e tinteggiato, con due nicchie laterali; l'absidiola è decorata con un affresco raffigurante La Madonna in trono con il Bambino tra i santi Pietro e Paolo, e nella calotta Dio benedicente.
Ai lati della chiesa sono ancora visibili i resti di quello che doveva essere il monastero annesso.

Approfondimenti e Curiosità

Il cicotto di Grutti! Una pietanza saporita!

Nel piccolo borgo medioevale di Grutti c'è ancora un forno a legna comunale che veniva usato fino a poche decine di anni fa dalle famiglie del paese per cuocere la porchetta e, ovviamente, il cicotto, divenuto oggi presidio slow food. Si tratta di una tradizione al pari della ormai celeberrima porchetta e la sua lunga e paziente preparazione si è tramandata nel paese di padre in figlio. Orecchie, zampetti, stinco, lingua, trippa e altre interiora sono lavorati e disossati, le carni così miscelate sono poste all'interno di una vasca e quindi nel forno di cottura sotto la porchetta, in modo da raccogliere il grasso di questa e le spezie usate per la sua cottura, una miscela di rosmarino fresco, aglio rosso di Cannara, pepe nero e finocchio. Il nome trova le sue radici nei trattati di cucina del Cinquecento, quando con tale termine era identificato il cosciotto.
Dove trovarlo
Video del castello