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Castello di Barattano

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Nel sistema dei castelli gualdesi, Barattano è probabilmente l'archetipo più marcato. Appare isolato tra vigneti ed oliveti, con la sua struttura compatta, inespugnabile, come uscito da uno scenario medioevale. Fu eretto nel XIII sec. con il nome di Villa Sant'Angelo in Piscina; assunse più tardi il nome attuale, si racconta "per la qualità delle genti fraudolose che vi abitavano". Varcando le sue possenti mura del XV sec., si è accolti da un'atmosfera davvero di altri tempi; il castello mantiene il cassero centrale e alte torri con beccatelli, alcune sopraelevate, rappresentando un valido esempio di architettura militare compatta, votata a finalità puramente difensive. Rimasto per secoli sotto l'influenza di Todi, oggi ci affascina con i suoi caratteristici vicoli in pietra ed una struttura davvero originale; appena fuori dal castello troviamo la piccola chiesa di San Bartolomeo, del XIII sec., in conci bianchi e rosa, purtroppo molto rimaneggiata nei secoli. L'interno, ad unica navata, con tetto a due spioventi, doveva essere completamente affrescato. Degli antichi affreschi rimangono, purtroppo, poche testimonianze e di scarso valore artistico: entrando, sulla parete di destra, troviamo un dipinto con Santa Lucia e San Leonardo datato 1576; in una piccola edicola un affresco seicentesco con la Madonna in trono con il Bambino e San Bartolomeo, con ai lati le immagini di Santa Vittoria e Sant' Atanasio. Sopra l'altare maggiore una Crocefissione con San Bartolomeo e San Antonio Abate, sulla sinistra della porta d'ingresso una Madonna del perdono affresco del XVI sec.
Sappiamo dai documenti che alcuni abitanti del castello si erano distinti ricoprendo cariche di vario tipo in giro per l'Umbria! Nel 1261 era capitano del popolo a Todi tale Filippo di Barattano, nel 1540 invece il castello inviò a Perugia un operaio specializzato per la costruzione della famosa Rocca Paolina.
Attualmente il borgo è in discrete condizioni, ci si può perdere tra i pochi vicoli silenziosi facendo un vero viaggio indietro nel tempo: le case in pietra presentano la tipica struttura medioevale, con l'ingresso rialzato e le porte ad ogiva, in alcuni casi possiamo anche riconoscere la porticina del morto!

Curiosità e approfondimenti

La porta del Morto tra storia e leggenda

Nei tanti borghi della zona è facile notare sulla facciata delle abitazioni medievali, due porte che danno accesso alle strade in pendio, la porta di ingresso abbastanza ampia, spesso anche porta della bottega e l'altra alta e angusta, oggi quasi sempre murata, dall'accesso rialzato di 40-60 cm rispetto al livello della strada, la cosiddetta " Porta del Morto". Quest'ultima, asimmetrica rispetto alla facciata, attigua al portone principale ha da sempre incuriosito architetti, storici e turisti per la sua storia controversa. Tante le ipotesi che si sono fatte su questa misteriosa porticina! Quella più realistica è che queste porte fossero state concepite per la difesa: infatti non erano altro che l'accesso diretto alla casa, mentre il portone più grande era l'entrata della bottega. La porticina disponeva di una scala retrattile in legno che in caso di assedio veniva rimossa. L'ingresso molto stretto permetteva di entrare solo una alla volta e quindi i nemici che volevano entrare potevano essere abbattuti più facilmente.
La versione più suggestiva invece, racconta che queste porte erano state pensate per far uscire il "morto" di casa ed evitare sfortuna alla famiglia. Nel Medioevo la gente era molto superstiziosa e si credeva che murando la porticina usata per far uscire la bara, si potesse stare tranquilli, in quanto la "Morte" trovava la porta chiusa! Le porticine erano sopraelevate rispetto al livello della strada perché così, secondo la leggenda, era più facile far adagiare la bara direttamente sul carro senza doverla alzare...a voi la libertà di credere alla storia che più vi piace...e quando andate in giro per i nostri borghi, aguzzate lo sguardo alla ricerca di questa porticina curiosa!

 

Dove trovarlo
Video del castello